Cari bambini.
Scrivere novelle è fantastico, ritrovo tutto quello che mi serve per abitare da gran signore nella cavità di un albero. Respiro in fondo al mare e bevo latte di balena nel mio sommergibile di cartone. Navigo dentro una scatola di sardine che mi ha costruito su misura un fabbro che vive in un vecchio autobus abbandonato. In cambio di una delle mie farfalle a motore, oltre alla scatola di sardine mi ha regalato un cane di latta e una gallina dalle uova infrangibili.
Certe volte i miei personaggi sono come le correnti marine e mi trasportano lontano, ma così lontano da casa che non riesco a tornare in tempo per la cena.
A proposito, sapete dirmi che ore sono?..
L’albero delle frittelle
L’albero delle frittelle ci riporta ad una diversa idea della vita, forse, l’unica che potrebbe avere un futuro nel mondo che ormai è fatto di popoli in movimento, uomini e donne che percorrono grandi distanze e affrontano culture e credenze lontane da loro. Il bambino che bussa alla porta dello gnomo, potrebbe non aver percorso il tratto breve di una storia fantastica ma, venire da molto più lontano, e poi, tutta quella fame, quel freddo, e la paura di mille ombre che si agitano intorno, forse, onde gigantesche: le ombre del bosco, le onde del mare.
Il paese delle farfalle a motore
“Topi parlanti, ranocchie col marsupio, canguri gracidanti, scarpiere per millepiedi,ombrelli per quando tira vento ma non piove.
E dunque, come abbiamo detto, quel giorno pioveva e pioveva, una delle farfalle, la più grande di tutte, era atterrata proprio davanti alla cuccia del cane, proprio lui, il nostro Cispino a quattro zampe. ebbene, per un cane abituato alle stranezze che giravano intorno casa, quello dovette sembrare un invito, una specie di sfida: “ Vuoi salire?” e fu così che un cane volò in groppa ad una farfalla…”
La pietra parlante
La vocina si fece sentire di nuovo:
“Sono proprio sotto il tuo piede, se lo sposti potrei respirare un po’ meglio.”
Ferrino non credeva alle sue orecchie, ma quella voce veniva da sotto le sue scarpe. Alzò quella che lo aveva fatto inciampare e vide sbucare il bordo tagliente di una pietra color acqua di mare.
“Non mi dire che sono inciampato in una pietra magica.”…
La notte di San Lorenzo
“E così mi ha lasciata cadere ai piedi di uno spaventapasseri.”
Certo, in quel paese tutti avevano qualcosa di più e non qualcosa di meno del necessario, l’unico che non aveva proprio niente era il povero spaventapasseri vestito alla meglio con la giacca, i calzoni, e il cappello del nonno di Angelina.
Il sole dei folletti
“dobbiamo costruire un sole tutto nostro, che scaldi e illumini il bosco.”
A quella proposta tutti i folletti e tutte le creature del bosco riunite risposero in coro:
“Un sole tutto nostro costruito con le nostre mani.”
“E con le nostre zampe!” disse una marmotta portandosi la zampa alla bocca per coprire uno sbadiglio
Lasagna il Re della montagna
“E cosa dovrebbe mai essere, un leone?”
Certo che a guardarlo bene, per essere un gatto era troppo grosso, e per essere un leone era troppo piccolo.
“ E se fosse un cucciolo di leone?”
La nonna lo guardò strizzando gli occhi come per attizzare la vista.
“Per me è un gatto, se fosse un leone ci avrebbe già mangiati.”
Ninetta la cavalletta
“Cosa è successo?”
“Oh, buon giorno signora maestra, stanno parlando di una bambina che è finita sotto il treno a scarpe in mano.”
“No, no, due bambine hanno buttato le loro scarpe sotto il treno…”
“Pare che il treno sia uscito dai binari!” disse il giornalaio. A quel punto la maestra chiese se qualcuno sapeva veramente come erano andate le cose e che aspetto avesse l’una o l’altra bambina.
“Il postino ha visto tutto.” dissero in coro il giornalaio e l’arrotino mentre alcuni passanti stavano parlando di tre bambine che avevano tirato le loro scarpe in testa al macchinista che, stordito, aveva fatto uscire il treno dai binari. La maestra tirò da una parte il postino e dopo aver sentito di una bambina che aveva saltato i cancelli a scarpe in mano esclamò:
“È lei… Ninetta!”
L’isola delle zucche
…si doveva aspettare la bassa marea. Passando nei punti giusti l’acqua arrivava appena alla caviglia.
“Forse quelle monete e quella perla appartenevano a qualche pirata.” Disse Martina tirando per la veste Suor Lucilla perché gli rispondesse.
“Domani andremo a vedere, se non troveremo un tesoro raccoglieremo qualche fiore di zucca.”
“
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